Vogliamo ora scrivere della seconda tappa del nostro viaggio [la prima è il Campo Missionario Regionale Estivo 2013, ndr], vissuta a Montorso, Loreto, dal 27 al 29 dicembre dell’anno appena trascorso.
La voglia di ritrovarsi e di rivivere lo spirito estivo ha vinto il tepore delle nostre atmosfere natalizie e molti di noi, ragazzi e animatori, hanno ripreso sacco a pelo, Bibbia e taccuino pronti a vivere un ritiro più che un campo, perché questa volta alla missione esterna abbiamo anteposto quella all’interno di ognuno di noi, catturati dalla voglia di fermarci un po’ più di tempo con Lui, bambino appena nato.
Per noi accompagnatori non è più fatto strano che una trentina di sedicenni si fermi per oltre un’ora in Adorazione o si sieda a terra nella Santa Casa di Loreto a pregare, cantare e riconciliarsi; abbiamo avuto la prova di “allenare” dei giovani bellissimi, alla ricerca di qualcosa che non sia solo una giusta pensieratezza, nemici del disimpegno, luce pura per il futuro.
Il tema di questo ritiro, ispirato dal 2^ convegno ecclesiale marchigiano dello scorso novembre, è stato “ALZATI E VA’, ALZATI E STA”; per quasi tre giorni abbiamo giocato e riflettuto sui significati dello stare e dell’andare e delle loro possibili combinazioni chiamando molti testimoni di queste dinamiche del profondo. Abbiamo ospitato un seminarista che ha già pronta una parrocchia in Guatemala, un giovanissimo che ha aperto una gelateria solidale in Kenya, una coppia con figli che, rapita dallo stile dei Saveriani, è partita per un’esperienza di condivisione in Brasile, una donna dell’associazione Papa Giovanni XXIII che ha seguito l’uomo della sua vita nel suo sogno di una lunga permanenza in missione così bene che questo è divenuto anche il suo sogno ed ora brilla come tutte le persone abbellite da una vita scelta con il cuore.
Il contributo decisivo è stato però quello di Don Marco Presciutti, ora attivo nelle Marche, ma per circa 10 anni in missione in Brasile.
Parole sempre ispirate le sue, sul filo del Vangelo; un continuo richiamo a dissolversi nella volontà di Dio per essere veramente felici; a vivere annusando l’aria e il silenzio per comprendere quando è ora di stare, quando di andare, quando di stare per andare e quando di andare per stare alla ricerca del perfetto equilibrio tra la preghiera e l’impegno, la ricarica dello Spirito e le mani impastate nel servizio del prossimo.
Grande presa su tutti, grande testimonianza e conoscenza approfondita della figura di Dom Helder Camara, arcivescovo e teologo brasiliano, conosciuto in America latina come “il vescovo delle favelas”, certo della necessità del totale rinnovamento evangelico della Chiesa, operatore silenzioso ma importantissimo del Concilio Vaticano II, uomo capace di pregare per 17.000 notti dalle 2 alle 4 del mattino per bere direttamente dalla Sorgente.
Dei suoi tanti pensieri letti ci piace ricordare quello che ha ispirato l’inizio della nostra avventura missionaria marchigiana, che avevamo messo in apertura del nostro precedente articolo e che avevamo attribuito a Paulo Coelho e che osiamo ora dire egli abbia ripreso da Dom Helder: “SE UNO SOGNA DA SOLO, IL SUO RIMANE UN SOGNO; SE IL SOGNO E’ FATTO INSIEME AD ALTRI, ESSO E’GIA L’INIZIO DELLA REALTA”.
Chiara Occhionero