VIII Convegno Nazionale dei Centri Missionari Diocesani (10-12 settembre 2015)
Il racconto giorno per giorno di Federica Vitali, animatrice del CMD di Fano.
“Abitare e la strada. Dalla parte dei poveri.” È questo il titolo dell’8° Convegno Nazionale dei Direttori e Collaboratori dei Centri Missionari Diocesani che oggi, 10 settembre 2015, si è aperto a Fiuggi.
Un titolo non scontato che contiene una parola “cardine” per la Giornata Mondiale Missionaria 2015 e per tutto l’anno pastorale: abitare, un verbo che da solo contiene una serie di azioni, d’incontri, di relazioni, di un tempo che però suscita un sentimento di quotidianità, di abitare come essere.
Siamo chiamati ad abitare sulla strada, quel luogo di uscita che ti porta all’incontro e a entrare nella casa dell’altro in un continuo percorso di cambiamento e arricchimento reciproco.
Il Convegno si è aperto con un momento di preghiera che ci ha introdotto proprio al tema della strada con le parole di Matteo 10,7 “Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino”. Strada facendo è “un’azione che richiama diversi aspetti […] il tempo, il cambiamento e l’incontro”, così ci invita alla riflessione S.E. Mons. Beschi, vescovo di Bergamo, “il tempo come strada e storia dell’esistenza di ogni cristiano che ha un suo tempo, ma anche il tempo storico che ci interroga sull’essere capaci di abitare i nostri giorni […]”; “il cambiamento […] di cui l’essere umano deve essere al centro […]; la consapevolezza che la coscienza missionaria cambia nel suo percorso, ma produce anche cambiamento”; ”l’incontro sulla strada (infine) è l’aspetto imprevisto e inevitabile al quale dobbiamo disporci come in una missione perenne”.
Dopo la preghiera, l’incontro ha preso inizio con una panoramica sullo scenario geopolitico globale di L. Caracciolo, Direttore Limes, che ha cercato di illustrare i fattori politici, ambientali e storici che condizionano le attuali povertà e i fenomeni come le migrazioni, offrendo degli spunti di riflessione per leggere la realtà ad ampio raggio e per evidenziare quali sono le priorità attuali nel mondo.
In questo intervento è stato molto interessante poter inquadrare meglio la situazione dell’Italia come zona di frontiera riguardo a diverse situazioni geopolitiche prese in considerazione.
L’Italia si trova al limite, alla fine o all’inizio, di quella che Caracciolo e colleghi definiscono caoslandia (o Sud del mondo), ed ha come sua frontiera Lampedusa, la quale “esclusa dalla storia del mondo, è diventata crocevia della storia del mondo”. Sono parole queste di Don Stefano Nastasi parroco a Lampedusa dal 2007 al 2013 e che ha vissuto con la comunità i tragici eventi del 2013 e che apre la tavola rotonda delle testimonianze.
Con lui alla tavola partecipano Suor Geneviéve Jeanningros della Piccole Sorelle di Gesù che per quarantasei anni, in diverse città, ha lavorato con i giostrai, una realtà poco conosciuta, ma molto viva alla periferia delle città, un luogo d’incontro e di transito di persone che vivono mondi diversi.
Don Mauro Vanin della diocesi di Treviso racconta la sua quotidianità al fianco dei ragazzi con problemi psichiatrici: “Dobbiamo perdere qualcosa e metterci in gioco per guadagnare la gioia”, la comunità si è fatta carico delle ferite di queste famiglie e insieme hanno creato un luogo, nella fattispecie la casa del don, che è un punto d’incontro, di accoglienza, di aiuto concreto e sostegno per tante storie simili e che ha visto diminuire problematiche e ricoveri, facendo affiorare momenti di gioia inaspettati.
L’ultima testimonianza è dei coniugi Balestrieri e le loro tre figlie, partiti come Fidei Donum con un sacerdote per diverse realtà fra cui SriLanka e Perù e sono rientrati in Italia, a Milano, accolti in una canonica.
La loro esperienza è stata un vivere missionario animato dal “date voi da mangiare” evangelico: un fare attivo, ma che non è un agire da solo secondo il buon senso ma è un “date” indicato da Gesù che ci accompagna, ci spiegano Giovanni e Chiara.
“L’accoglienza, l’apertura e la condivisione sperimentata nella missione in Perù è rimasta un punto fermo che si ripropone nel momento in cui siamo tornati in Italia. Noi stiamo continuando a dare la nostra disponibilità a stare vicino a delle persone da quando siamo tornati. Si è creata una rete attorno a noi senza farci mancare niente – quest’anno ad esempio per la vacanza siamo stati accolti da amici nella loro casa al mare o la ragazza che ospitiamo in questo periodo ci aiuta nelle faccende quotidiane-“ ci raccontano.
L’incontro fra le varie testimonianze ha mosso domande e curiosità animando un confronto su chi sono i poveri e che cosa intendiamo per povertà con uno sguardo molto aperto e molto concreto sulle varie realtà che viviamo.
L’incontro della prima giornata si è terminato con l’intervento di P. Giulio Albanese che ha cercato di fare una sintesi di ciò che è stato detto e dopo la cena è seguito un momento di convivialità e conoscenza reciproca fra i partecipanti.
La seconda giornata si è aperta con un video di Don Sandro Dondi, sacerdote Fidei Donum martire in Perù. Una storia di vita che non deve essere dimenticata come ce ne sono altre nel mondo missionario e per cui abbiamo pregato anche nella messa serale ricordando i missionari laici e i consacrati che attualmente vivono una situazione di difficoltà segnata da guerre, violenze e terrore. Quella di don Sandro è stata una vita passata nella concretezza e nella quotidianità al fianco della gente, una figura evangelizzatrice in molti ambiti che viveva i luoghi dei fedeli –ad esempio prese servizio come dipendente presso un’impresa al fianco dei lavoratori locali in Svizzera-. La sua idea principale, dovunque svolgesse servizio, era fare in modo che la gente prendesse coscienza di se e dei propri diritti tramite l’educazione.
La mattinata e il pomeriggio sono poi proseguiti in gruppi di lavoro su sei temi proposti dal Convegno; gli incontri nei diversi gruppi prevedevano un momento di testimonianza, il confronto e la stesura di una proposta operativa sul tema.
Al termine della giornata abbiamo assistito a uno spettacolo “Nel mare nuotano i coccodrilli” tratto dal libro di Fabio Geda: la storia vera di un ragazzo Afghano, Enaiatollah Akbari che all’età di circa dieci anni ha iniziato il suo viaggio lontano da casa e che l’ha portato dopo quattro anni in Italia dove è stato accolto da una famiglia e dove adesso vive. Ora Enaiatollah ha trentotto anni, studia Scienze Politiche e vorrebbe lavorare per la Cooperazione Internazionale e di recente si è espresso in merito ai fatti divulgati sui migranti su una testata giornalistica smascherando un po’ i luoghi comuni ed evidenziando quella che è la sofferenza soprattutto dei bambini in molti Paesi.
L’ultimo giorno S. E. Mons. Beschi ha fatto una sintesi su quanto è stato detto nei laboratori riproponendo i concetti iniziali di apertura e auspicando che il convegno sia uno stimolo ai tanti “processi” che ora bisogna far germogliare senza dover per forza fare qualcosa di nuovo ma basta individuare i semi presenti e coltivarli.
Un aspetto da riportarsi a casa da questo convegno è il ruolo fondamentale delle relazioni all’interno del Centro Missionario non solo nell’animazione ma anche nel mantenere i contatti con i Missionari sparsi nel mondo sia diocesani che delle Congregazioni presenti nel territorio.
Infine ognuno dovrebbe lavorare perché si riconosca il povero come attore attivo e contemporaneamente interrogarsi sulla scelta della povertà e sul come sono chiamato, a essere povero per vivere il Vangelo.
Con la celebrazione della Santa Messa si sono concluse queste tre giornate di convegno che hanno visto la partecipazione anche di diversi giovani che, animati dalla sensibilità ad abitare i luoghi e le strade al fianco delle povertà del nostro tempo, hanno incontrato (e a volte scoperto) il proprio Centro Missionario Diocesano che è espressione e strumento di consapevolezza della Chiesa verso l’impegno alla missione e all’evangelizzazione.
Federica Vitali