Cosa succede il giorno dopo il campo? Di solito ci si alza tardi, molto tardi, quasi pomeriggio. E il primo passo rassomiglia ad un lento e macchinoso scivolare giù dal letto, mentre tutt’intorno una strana assenza di movimento, voci, rumori, musica mista ad urla lascia intendere che in quel passo c’è già qualcosa di diverso, c’è già un primo passo. Un primo passo che si esita decisamente a compiere.
E di primi passi si è parlato nella settimana di campo. Di come Dio faccia il primo passo verso di noi e desideri il nostro primo passo verso di Lui, di come questo ci apra al primo passo verso l’altro, e di come sia difficile e bello il primo passo nel perdono.
E di passi se ne è fatti molti. Lungo le strade di Isola di Fano, Villanova, Montemaggiore al Metauro, San Lorenzo in Campo, Fano. Camminando e bussando alle porte della gente, raccogliendo alimenti da ridistribuire tramite le Caritas parrocchiali, passi con le comunità parrocchiali che hanno accolto, passi di danza e passi di gioco nelle feste serali.
Ora, passato tutto, di nuovo un primo passo, perchè ogni giorno è il primo giorno della vita che ci rimane, come hanno ricordato i missionari Saveriani nelle ultime parole del campo, e in ogni primo giorno si muove un primo passo. A volte sarà un passo sicuro, a volte spensierato, a volte difficile, a volte delicato come su un filo di lino.
Il campo resterà, quei passi resteranno, l’aver vissuto e conosciuto una chiesa missionaria viva e aperta al mondo fa ora parte del cammino, un’impronta. Un’impronta come quelle impronte sagomate che nella messa conclusiva riempivano lo spazio davanti all’altare senza un percorso proprio, ma frutto della strada di ognuno, di strade che si incontrano e si dipartono.
Ma ora, per prima cosa, tocca scendere dal letto, fare quel difficilissimo passo. Poi ci sarà di nuovo la vita di tutti i giorni, anzi no, ci sarà una nuova vita ogni giorno, ogni giorno un primo passo.
Filippo Bargnesi, segretario CMD Fano